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I boschi, non solo ossigeno!
Il protocollo di Kyoto spiegato in parole semplici
Primavera e fioritura
anticipata, stagione sciistica dimezzata, ghiacciai in arretramento,
caldo afoso e fiumi in secca a marzo: in poche parole "cambiamento
climatico"!
Anche se non c'è la prova scientifica che siano l'inquinamento
prodotto dall'uomo e la deforestazione globale a causare tutto questo,
basta un po' di buon senso per capire che se il clima sta cambiando,
lo sta facendo troppo rapidamente, con ritmi che non sono per niente
naturali. Le temperature della Terra
stanno aumentando a causa della crescita repentina ed eccessiva degli
stessi gas che da milioni di anni trattengono il calore all' interno
dell' atmosfera, permettendo lo sviluppo e il successivo mantenimento
della vita vegetale e animale. In poche parole, con l'avvento dell'era
industriale, da 100 anni si sta alterando quella miscela di condizioni
chimiche dell' aria che permetteva, in equilibrio dinamico millenario,
al cosiddetto "effetto serra" di essere un fenomeno positivo
per tutti noi!
La società civile ha lanciato da anni l' allarme e anche i Governi
di (quasi) tutto il mondo hanno deciso di fare qualcosa, almeno per
ridurre l'inquinamento.
Il "Protocollo di
Kyoto" è uno di questi atti formali.
Il ruolo delle foreste e il cambiamento del clima
Negli ultimi anni
si è verificata una grande rivoluzione culturale che ha permesso
alla collettività di guardare ai boschi in maniera diversa. Da
sempre i boschi sono stati visti come "i polmoni della terra"
perchè produttori d' ossigeno e "i difensori del suolo"
perché, grazie al loro apparato radicale, difendevano la stabilità
delle montagne.
Ma oggi lo scenario è totalmente cambiato e i boschi giocano
un altro ruolo fondamentale, dal punto di vista sia
ambientale sia economico, grazie al proprio ruolo di assorbimento di
anidride carbonica, cioè la CO2:
attori nella lotta alI' effetto serra.
L'eccesso di anidride carbonica è considerato la causa principale
dell' effetto serra a livello planetario, insieme ad altri cinque gas
"climalteranti", tra cui il metano (CH4), il protossido di
azoto (N2O) e i clorofluorocarburi (CFC).
Il continuo aumento nell' atmosfera di anidride carbonica è imputabile
in buona parte all'attività umana, attraverso l'utilizzo di combustibili
fossili, ma anche alla progressiva riduzione della superficie forestale
nelle aree tropicali (circa 9 milioni di ettari l'anno secondo la FAO).
La vegetazione forestale è particolarmente efficace in termini
di sottrazione di CO2 atmosferica e immagazzinamento della stessa sia
nel legno sia nel suolo attraverso la fotosintesi. Le foreste
comunque contribuiscono a ridurre per circa il 25% le emissioni dovute
all'uso di combustibili fossili, quindi
lo strumento più efficace per ridurre l'inquinamento è
l'abbattimento dell'uso del petrolio e del carbone e/o l' aumento dell
' efficienza energetica degli impianti.
Il Protocollo
di Kyoto: come funziona?
Proprio per ridurre
l'effetto serra, nel dicembre 1997 l'Italia e altri 83 Paesi sottoscrissero
a Kyoto, in Giappone, un accordo internazionale: il Protocollo per la
riduzione dei gas climalteranti. Il protocollo, successivamente ratificato
da 164 Paesi ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, ha definito per
la maggior parte dei Paesi
industrializzati una riduzione dell'emissione di gas serra di almeno
il 5,2% (6,5% per l' Italia) rispetto al quantitativo emesso nell' aria
nell' anno 1990, nel periodo di adempimento che va dal 2008 al 2012.
I Paesi più industrializzati, inoltre, devono realizzare un sistema
nazionale per la stima delle proprie emissioni gassose, che verranno
considerate dal Protocollo per un sistema globale di compensazione economica,
in caso di non raggiungimento degli obiettivi di riduzione nelle emissioni
dei gas "climalteranti". " La riduzione in questi Paesi
si può "rendicontare" investendo sia a livello nazionale
sia attraverso progetti realizzati in altri Paesi, basandosi sul principio
generale che, essendo il serbatoio atmosferico dei gas serra di tipo
"globale", gli interventi, sia di contenimento sia di assorbimento
delle emissioni, saranno efficaci indipendentemente dal luogo del pianeta
in cui essi si verificheranno.
Quindi il Protocollo di Kyoto riconosce che si possono guadagnare "crediti
di carbonio" applicando, ad esempio, tecnologie ad alta efficienza
energetica, sostituendo energie fossili con energie rinnovabili, aiutando
i Paesi in via di sviluppo ad evitare emissioni inquinanti (esportando
quindi tecnologie pulite), ma anche attraverso le attività agricole
e forestali.
Gli impegni di riduzione dell' inquinamento assunti sottoscrivendo il
Protocollo di Kyoto sono vincolanti per i Paesi firmatari e daranno
origine, nel caso non vengano rispettati, a delle vere e proprie multe,
che si raffigurano come compensazioni finanziarie alle nazioni aderenti
al Protocollo che hanno raggiunto i propri obiettivi.
Per tale motivo molti Paesi con obbligo di riduzione delle emissioni
sono diventate attive per acquistare quantità di carbonio che
altri Paesi avevano virtuosamente accumulato, anche grazie al proprio
abbondante patrimonio forestale.
Le "quote di emissione del carbonio" sono quindi diventate
di fatto una merce che può essere liberamente scambiata a livello
planetario e il cui prezzo è pertanto fissato da un libero gioco
di domanda -offerta.
Attorno allo scambio di quote di emissione è rapidamente nato
un mercato in cui operano broker specializzati nel "commercio del
carbonio" (il carbon trading) e, recentemente, si sono tenute sia
in Italia che all' estero le prime "fiere del carbonio".
Qualche movimento ambientalista, pur riconoscendo l'impegno di molti
governi verso la lotta al riscaldamento globale, ha definito questo
mercato un formale "semaforo verde" a continuare ad inquinare
e a impegnarsi di meno nella riduzione delle emissioni.
Conclusioni
Le conseguenze dell'
eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e degli sprechi tipici
della società consumistica sono ora evidenti con i cambiamenti
climatici, ma l'allarme è da tempo comunicato da studiosi e ricercatori,
climatologi e botanici.
Che possiamo fare per migliorare la situazione? A livello statale l'ltalia
è uno dei Paesi europei che nel passato, pur avendo firmato il
Protocollo di Kyoto, ha fatto di meno per la sua applicazione. Tale
impegno, morale ed etico, riguarda la responsabilità che le nazioni
ricche hanno nei confronti della conservazione della biodiversità,
la lotta alla desertificazione, la lotta al cambiamento climatico, come
sancito dalle tre convenzioni quadro emerse dall'Earth Summit di Rio
de Janeiro del 1992.
Qualcosa sta cambiando
a livello statale. Nell'attesa che le odierne promettenti azioni governative
diventino operative nel settore delle energie rinnovabili e dell' efficienza
energetica, è importante che l'impegno
per migliorare la situazione parta dai singoli, da noi stessi, affinché
si riducano gli sprechi e si rispetti di più l'ambiente.
Tale comportamento, che è innato nell'iscritto al CAI, dovrebbe
essere trasmesso e diffuso con l' esempio e la pratica, nei gesti semplici
e quotidiani. Il rispetto delle risorse naturali, oltre a portare degli
indubbi vantaggi economici, ha delle ragioni pratiche ed essenziali:
questa è l'unica Terra che abbiamo!
Antonio Brunori (dottore forestale)
antonio.brunori@formambiente.191.it
L'articolo è pubblicato nella Rivista bimestrale
del C.A.I., numero di Maggio
2007.
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