Paesaggio floreale

Montagne alla mia maniera

di Domenico Filippini

 

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I boschi, non solo ossigeno!

Il protocollo di Kyoto spiegato in parole semplici

Primavera e fioritura anticipata, stagione sciistica dimezzata, ghiacciai in arretramento, caldo afoso e fiumi in secca a marzo: in poche parole "cambiamento climatico"!
Anche se non c'è la prova scientifica che siano l'inquinamento prodotto dall'uomo e la deforestazione globale a causare tutto questo, basta un po' di buon senso per capire che se il clima sta cambiando, lo sta facendo troppo rapidamente, con ritmi che non sono per niente naturali. Le temperature della Terra
stanno aumentando a causa della crescita repentina ed eccessiva degli stessi gas che da milioni di anni trattengono il calore all' interno dell' atmosfera, permettendo lo sviluppo e il successivo mantenimento della vita vegetale e animale. In poche parole, con l'avvento dell'era industriale, da 100 anni si sta alterando quella miscela di condizioni chimiche dell' aria che permetteva, in equilibrio dinamico millenario, al cosiddetto "effetto serra" di essere un fenomeno positivo per tutti noi!
La società civile ha lanciato da anni l' allarme e anche i Governi di (quasi) tutto il mondo hanno deciso di fare qualcosa, almeno per ridurre l'inquinamento.
Il "Protocollo di Kyoto" è uno di questi atti formali.

Il ruolo delle foreste e il cambiamento del clima

Negli ultimi anni si è verificata una grande rivoluzione culturale che ha permesso alla collettività di guardare ai boschi in maniera diversa. Da sempre i boschi sono stati visti come "i polmoni della terra"
perchè produttori d' ossigeno e "i difensori del suolo" perché, grazie al loro apparato radicale, difendevano la stabilità delle montagne.
Ma oggi lo scenario è totalmente cambiato e i boschi giocano un altro ruolo fondamentale, dal punto di vista sia
ambientale sia economico, grazie al proprio ruolo di assorbimento di anidride carbonica, cioè la CO2:
attori nella lotta alI' effetto serra.
L'eccesso di anidride carbonica è considerato la causa principale dell' effetto serra a livello planetario, insieme ad altri cinque gas "climalteranti", tra cui il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O) e i clorofluorocarburi (CFC).
Il continuo aumento nell' atmosfera di anidride carbonica è imputabile in buona parte all'attività umana, attraverso l'utilizzo di combustibili fossili, ma anche alla progressiva riduzione della superficie forestale nelle aree tropicali (circa 9 milioni di ettari l'anno secondo la FAO).
La vegetazione forestale è particolarmente efficace in termini di sottrazione di CO2 atmosferica e immagazzinamento della stessa sia nel legno sia nel suolo attraverso la fotosintesi. Le foreste
comunque contribuiscono a ridurre per circa il 25% le emissioni dovute all'uso di combustibili fossili, quindi
lo strumento più efficace per ridurre l'inquinamento è l'abbattimento dell'uso del petrolio e del carbone e/o l' aumento dell ' efficienza energetica degli impianti.


Il Protocollo di Kyoto: come funziona?

Proprio per ridurre l'effetto serra, nel dicembre 1997 l'Italia e altri 83 Paesi sottoscrissero a Kyoto, in Giappone, un accordo internazionale: il Protocollo per la riduzione dei gas climalteranti. Il protocollo, successivamente ratificato da 164 Paesi ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, ha definito per la maggior parte dei Paesi
industrializzati una riduzione dell'emissione di gas serra di almeno il 5,2% (6,5% per l' Italia) rispetto al quantitativo emesso nell' aria nell' anno 1990, nel periodo di adempimento che va dal 2008 al 2012.
I Paesi più industrializzati, inoltre, devono realizzare un sistema nazionale per la stima delle proprie emissioni gassose, che verranno considerate dal Protocollo per un sistema globale di compensazione economica, in caso di non raggiungimento degli obiettivi di riduzione nelle emissioni dei gas "climalteranti". " La riduzione in questi Paesi si può "rendicontare" investendo sia a livello nazionale sia attraverso progetti realizzati in altri Paesi, basandosi sul principio generale che, essendo il serbatoio atmosferico dei gas serra di tipo "globale", gli interventi, sia di contenimento sia di assorbimento delle emissioni, saranno efficaci indipendentemente dal luogo del pianeta in cui essi si verificheranno.
Quindi il Protocollo di Kyoto riconosce che si possono guadagnare "crediti di carbonio" applicando, ad esempio, tecnologie ad alta efficienza energetica, sostituendo energie fossili con energie rinnovabili, aiutando i Paesi in via di sviluppo ad evitare emissioni inquinanti (esportando quindi tecnologie pulite), ma anche attraverso le attività agricole e forestali.
Gli impegni di riduzione dell' inquinamento assunti sottoscrivendo il Protocollo di Kyoto sono vincolanti per i Paesi firmatari e daranno origine, nel caso non vengano rispettati, a delle vere e proprie multe, che si raffigurano come compensazioni finanziarie alle nazioni aderenti al Protocollo che hanno raggiunto i propri obiettivi.
Per tale motivo molti Paesi con obbligo di riduzione delle emissioni sono diventate attive per acquistare quantità di carbonio che altri Paesi avevano virtuosamente accumulato, anche grazie al proprio abbondante patrimonio forestale.
Le "quote di emissione del carbonio" sono quindi diventate di fatto una merce che può essere liberamente scambiata a livello planetario e il cui prezzo è pertanto fissato da un libero gioco di domanda -offerta.
Attorno allo scambio di quote di emissione è rapidamente nato un mercato in cui operano broker specializzati nel "commercio del carbonio" (il carbon trading) e, recentemente, si sono tenute sia in Italia che all' estero le prime "fiere del carbonio".
Qualche movimento ambientalista, pur riconoscendo l'impegno di molti governi verso la lotta al riscaldamento globale, ha definito questo mercato un formale "semaforo verde" a continuare ad inquinare e a impegnarsi di meno nella riduzione delle emissioni.


Conclusioni

Le conseguenze dell' eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e degli sprechi tipici della società consumistica sono ora evidenti con i cambiamenti climatici, ma l'allarme è da tempo comunicato da studiosi e ricercatori, climatologi e botanici.
Che possiamo fare per migliorare la situazione? A livello statale l'ltalia è uno dei Paesi europei che nel passato, pur avendo firmato il Protocollo di Kyoto, ha fatto di meno per la sua applicazione. Tale impegno, morale ed etico, riguarda la responsabilità che le nazioni ricche hanno nei confronti della conservazione della biodiversità, la lotta alla desertificazione, la lotta al cambiamento climatico, come sancito dalle tre convenzioni quadro emerse dall'Earth Summit di Rio de Janeiro del 1992.

Qualcosa sta cambiando a livello statale. Nell'attesa che le odierne promettenti azioni governative diventino operative nel settore delle energie rinnovabili e dell' efficienza energetica, è importante che l'impegno
per migliorare la situazione parta dai singoli, da noi stessi, affinché si riducano gli sprechi e si rispetti di più l'ambiente.
Tale comportamento, che è innato nell'iscritto al CAI, dovrebbe essere trasmesso e diffuso con l' esempio e la pratica, nei gesti semplici e quotidiani. Il rispetto delle risorse naturali, oltre a portare degli indubbi vantaggi economici, ha delle ragioni pratiche ed essenziali: questa è l'unica Terra che abbiamo!

Antonio Brunori (dottore forestale)
antonio.brunori@formambiente.191.it

L'articolo è pubblicato nella Rivista bimestrale del C.A.I., numero di Maggio 2007.


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