Passo Manghen e dintorni

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Passo Manghen e dintorni

Domenica 21 giugno 2020: inizio ufficiale della stagione estiva e fine anche di molte restrizioni dovute al Coronavirus, pandemia che tante persone ha inaspettatamente e inopinatamente strappato ai propri cari in tutto il mondo. Per ricordare i due eventi molto dissimili tra loro, abbiamo deciso di raggiungere Passo Manghen (2.047 m), che è un valico alpino del Trentino orientale nella catena del Lagorai. Esso mette in collegamento la val Calamento e la val di Fiemme.
Lasciate le automobili al Passo Manghen, iniziamo l’escursione andando in direzione “Lago delle Buse”, seguendo il segnavia 322 che ci porta all’area delle “Piante monumentali”, ove scattiamo alcune fotografie accanto ad un albero caratteristico detto “L’ETERNO”. E’ un rimasuglio di pino cembro morto molto tempo fa. I suoi resti (il tronco nudo e suggestivo) sono comunque spettacolari.
Durante la salita, la nostra vista si fissa sul disastro ambientale di quasi due anni orsono (ottobre 2018): migliaia e migliaia, (ma milioni di alberi nelle varie valli trentine) di larici e di abeti sradicati dal vento e ancora oggi stesi sui pendii delle montagne quasi a rammentarci la forza e la imprevedibilità della Natura quando essa scatena la sua spaventosa energia. Fortunatamente il dolore e la tristezza per il disastro naturale vengono attenuati, o meglio compensati dalla ammirazione di incantevoli fiori come genziane, bugole o ajuga piramidali, rododendri, anemoni e bottoni d'oro ecc.


Finalmente raggiungiamo il lago delle Buse, ma a questo punto le indicazioni segnaletiche si fanno più rade ed approssimative e quindi proseguiamo per tentativi verso il secondo albero monumentale caratteristico della zona: il “RE LEONE”, un pino cembro di 700-800 anni di età. Non particolarmente alto (circa 20 metri), ma sicuramente monumentale come diametro (più di 7 metri al suolo) e "possanza"; le sue radici sono enormi e i vari rami grossi come tronchi che si alzano verso il cielo come braccia aperte e imploranti.
A rendere più attraente il paesaggio dei Lagorai vi sono, infine, numerosi cespugli di rododendri che non abbiamo potuto ammirare in tutto il loro splendore perché la completa fioritura si verificherà nei giorni successivi al nostro passaggio.
Nel tardo pomeriggio siamo rientrati, portando nella mente e nel cuore la gioia di aver scoperto e percorso luoghi alpini poco conosciuti e perciò integri e selvaggi, che emozionano per il silenzio delle montagne e per la pace che infondono.

Una ricarica di preziose energie per tutti noi, dopo la bufera della pandemia e del lockdown dei mesi scorsi.

Vedi immagini della escursione

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