Giovedì,
13 settembre 2007
Le previsioni
meteorologiche per una bella giornata di metà settembre sono la
giusta premessa per organizzare una escursione dalla Val d'Agola al Passo
Bregn de l'Ors, nelle cui vicinanze ci aspetterà il signor Enrico,
un amico di Attilio e della moglie Rina. Egli abita a Giustino (Pinzolo)
e possiede una piccola, accogliente baita nei pressi del Passo.
Lasciata l'autovettura
nel parcheggio, risaliamo per agevole strada la valle fino a raggiungere
il lago omonimo. Il Lago di Valagola è un piccolo lago situato
sulle pendici occidentali del gruppo di Brenta, adagiato sul fondo di
una radura delimitata dal fiume Tosa e dal monte Sabion. Le sue placide
acque sono popolate dalla trota Iridea e dalla sanguinerola e riflettono
l'intenso colore della folta foresta di abeti circostanti. Lungo le sue
sponde si trova il bivio per il rifugio XII Apostoli.
Vista la stagione inoltrata, ovunque regnano una grande tranquillità
e un assorto silenzio, solamente qua e là interrotti o dalle nostre
chiacchiere o da rari cicloturisti anch'essi diretti verso il Passo con
le proprie mountainbike.
Camminando lungo il sentiero, cerchiamo di adocchiare qualche fungo "porcino",
ma il nostro impegno non viene premiato; così non ci rimane che
cogliere ed assaggiare gli ultimi, squisiti lamponi della zona.
In circa due
ore tocchiamo il Passo e scendiamo una cinquantina di metri dal lato opposto
in direzione della baita.
Qui il signor
Enrico è già davanti alla stufa alimentata con legna per
preparare la polenta da consumare con crauti e salamella.
Dopo un
quarto d'ora arrivano anche la figlia di Enrico e un suo amico studente
di Carisolo con quattro splendidi porcini trovati in un rado bosco a poca
distanza.
Il pranzo si
svolge in allegria e tutti apprezzano l'operato del "cuoco".
Spreparata la
tavola e lavate le stoviglie, rimane il tempo solo per alcune fotografie
e per i saluti prima di intraprendere il sentiero di rientro.
N.B.
Forse a qualche visitatore di queste pagine interesserà sapere
se ho concluso la lettura del romanzo di Dostoevskij "Delitto
e castigo". Ebbene, la risposta è positiva.
Che cosa ne penso? Lo ritengo un romanzo avvincente, con trama poliziesca
sorprendentemente moderna, capace di affrontare anche tematiche sociali
e politiche.
Il protagonista,
Raskolnikov, abbandonati gli studi, vive a Pietroburgo in condizioni di
estrema indigenza “ in una stanzuccia proprio sotto il tetto di
un alto casamento a cinque piani” che somiglia a un armadio più
che a un’abitazione.
Mortificato da questa situazione, dal pensiero di madre e sorella che
si sacrificano per i suoi studi, ma soprattutto convinto della sua superiorità
di uomo, uccide una vecchia usuraia e la sorella minore di lei che sfortunatamente
è presente al momento del delitto.
In realtà per l’ex studente Raskolnikov, non si tratta neppure
di delitto, per lo meno inizialmente. In fondo la storia è stata
fatta da “uomini non comuni”, da uomini di valore che si contrappongono
a tutti gli altri anonimi e “comuni”. Quelli di valore possono
commettere ogni sorta di delitti e trasgredire la legge al contrario di
quelli comuni che sono tenuti all’obbedienza e al rispetto delle
regole.
Anche lui, con i soldi che sottrae all'usuraia, pensa di realizzare grandi
progetti e risolvere i suoi e i problemi altrui. Anche lui crede di essere
un superuomo, un Napoleone a cui è concesso di compiere azioni
estreme.
Dopo
il delitto, però, Raskolnikov comincia ad essere attanagliato dai
sensi di colpa, dal rimorso, e, in preda alla febbre, è ossessionato
da tremende allucinazioni. La disperazione e la paura prendono il sopravvento:
quello che aveva creduto un gesto lecito, perfino nobile, si rivela in
tutta la sua cruda verità di atto spregevole. La narrazione diventa
così un viaggio nella coscienza dell’assassino evidenziandone
gli aspetti contorti e perversi.
Dostoevskij
scava nel labirinto della mente umana e ne esplora i meandri in maniera
straordinaria.
Alla fine, grazie anche all'aiuto morale di Sonja (la ragazza che è
stata spinta per fame dalla matrigna alla prostituzione), egli si consegnerà
spontaneamente alla giustizia. Proprio per il fatto di essersi costituito,
Raskolnikov non viene giustiziato, ma dovrà scontare una pena di
otto anni in Siberia. Pagato il suo debito con la giustizia si rincontrerà
con Sonja.
Nel romanzo sono presenti
molte altre figure di diseredati e di peccatori, che lascio scoprire agli
eventuali lettori del capolavoro della letteratura ottocentesca russa.
Puoi vedere l' album
fotografico della escursione.
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