"Memorie di un bambino soldato" di Ishmael

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Memorie di un soldato bambino

Acquisti casuali dal giornalaio possono rivelarsi preziose opportunità per letture molto toccanti ed impegnative.
Così è accaduto anche a me alcuni giorni fa: entrando nel negozio ho posato gli occhi su un libro di narrativa dal titolo "Memorie di un soldato bambino" di Ishmael
Beah, editore Neri Pozza.
Il tema dei bambini soldato è stato da me più volte affrontato durante gli anni di insegnamento nella scuola media; se ne trovano tracce anche nel blog di classe creato durante il triennio 2004-2007 con l'ormai ex 3A
.

È una testimonianza indimenticabile e che non lascia indifferenti. Ishmael, l'autore del libro, ne è anche il reale protagonista. Nel 1993, quando scoppia la guerra tra i ribelli e l'esercito regolare del Sierra Leone, egli ha 12 anni circa e fa le stesse cose di tutti i bambini della sua età: gioca, studia e si appassiona alla musica rap. Ogni tanto gruppi di profughi passano da Mogbwemo, il piccolo villaggio in cui egli vive, portano con sé bambini impauriti anche solo dal rumore dei sassi lanciati con le fionde, raccontano di sanguinosi scontri e di case bruciate.
Pochi, però, prestano la dovuta attenzione: lo stesso Ishmael ritiene che la guerra non sia più terribile delle scene filmiche di Rambo e con la sua rap-band continua tranquillamente ad esibirsi in balli frenetici, andandosene in giro nei villaggi vicini.

Un brutto giorno, infine, arriva la terribile notizia: Mogbwemo è stata attaccata e distrutta dai ribelli.
Questa scena è il passaggio che segna il brusco risveglio di Ishmael: «Un uomo - scrive Beah, - portava in braccio il figlio morto, pensando che fosse ancora vivo. Era zuppo del sangue del ragazzo e, correndo, ripeteva senza tregua: “Ti porto in ospedale, piccolo mio, e tutto si risolverà”».

Per Ishmael, per il fratello Junior e per i suoi amici inizia una vera e propria "odissea": una continua fuga nella foresta finché sarà catturato dall'esercito governativo, che lo educherà, con le maniere forti e imbottendolo di droghe (marijuana e cocaina prevalentemente), a commettere lui stesso devastazioni, omicidi e orrori di ogni genere. Insomma diventerà uno spietato killer.

Il destino, comunque, ha in serbo per il soldato bambino una soluzione positiva: egli sarà congedato dall'esercito in cui ero stato reclutato a forza e da allora avrà la fortuna di incontrare persone meravigliose, che lo aiuteranno a cambiare completamente la vita e gli daranno la possibilità di essere la persona che è oggi.

L'autore, nella sua enorme disgrazia, ha avuto una grande opportunità: la sua vita è cambiata enormemente e in positivo... ma mi viene spontaneo chiedermi: quanti bambini soldato del Sierra Leone, come di altri Paesi tormentati dalle lotte civili, non hanno avuto la stessa sorte di Ishmael? Quanti sono morti negli scontri a fuoco? Quanti si sono visti negare il diritto ad una infanzia serena? Quanti continuano a dover fare i conti con la propria coscienza angosciata dagli incubi e dagli orrori? Quanti, purtroppo, sono ancora costretti a dover contare solo sull'amicizia del fucile e delle bombe per sopravvivere?


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