Al Rifugio Casati (mt. 3269) da S. Caterina Valfurva

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Ad un anno di distanza dalla salita al Rifugio del Monte Vioz, l'amico Giuseppe Campanella, la moglie Mariada e il figlio Ivan ripercorrono lo "Stivale" da Martina Franca (Taranto) alla valle di Rabbi (Trento) per trascorrere due settimane di vacanze sulle montagne del Trentino.

Telefonicamente concordiamo di incontrarci a Ponte di Legno per raggiungere, attraverso il Passo Gavia, S. Caterina Valfurva e poi fare un'escursione insieme dalla Valle dei Forni al Rifugio Casati, che è il punto di partenza per gli alpinisti che desiderano salire al monte Cevedale (mt. 3769), vetta anche da me raggiunta due volte diversi anni fa.

Nel primo tratto di sentiero la nostra attenzione è soprattutto volta a cogliere i rapidi spostamenti delle numerose marmotte che escono dalle tane per godersi i primi caldi raggi di sole, ma non trascuriamo di ammirare alle nostre spalle le cime del Tresero e del S. Matteo.

Dopo un'ora e mezza di cammino possiamo riposare brevemente presso il Rifugio Pizzini Fràttola da cui contempliamo il Ghiacciaio dei Forni e l'imponente piramide del Gran Zebrù.

La nostra meta, però, appare ancora lontana e quindi ci rimettiamo in movimento lungo la Val Cedèc per imboccare un'agevole strada sterrata che porta alla stazione di partenza della teleferica per il Casati.
Qui inizia il sentiero che con agevoli tornanti si inerpica su per il pendio e tutti procediamo con tranquillità.
Ad una certa quota, però, quasi d'improvviso, lo sperone roccioso diventa piuttosto ripido. Giuseppe e la moglie Mariada preferiscono rinunciare anche per problemi fisici; io ed Ivan continuiamo da soli e, dopo circa tre quarti d'ora, siamo al rifugio Casati.

Da là, grazie alla giornata serena, il nostro sguardo spazia all'intorno e si ferma in contemplazione di due delle suggestive vette innevate del gruppo Ortles-Cevedale: di fronte a noi vi è il dolce pendio del ghiacciaio del Monte Cevedale, percorso da tanti appassionati alpinisti nei fine settimana, e alle nostre spalle l'impressionante monolito del Gran Zebrù.

Consumata una squisita fetta di torta e scattate alcune fotografie, scendiamo abbastanza agevolmente incontro a Giuseppe e alla moglie, che sono rimasti ad osservarci dal basso.

Ivan ha così realizzato un altro sogno alpinistico e la felicità è chiaramente "leggibile" sul suo viso.

Giovedì, 2 agosto 2007

Puoi vedere l' album fotografico della escursione.

 

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