Al Passo "Bregn de l'Ors" (mt. 1836) dalla Val d'Agola
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Giovedì, 13 settembre 2007

Le previsioni meteorologiche per una bella giornata di metà settembre sono la giusta premessa per organizzare una escursione dalla Val d'Agola al Passo Bregn de l'Ors, nelle cui vicinanze ci aspetterà il signor Enrico, un amico di Attilio e della moglie Rina. Egli abita a Giustino (Pinzolo) e possiede una piccola, accogliente baita nei pressi del Passo.
Lasciata l'autovettura nel parcheggio, risaliamo per agevole strada la valle fino a raggiungere il lago omonimo. Il Lago di Valagola è un piccolo lago situato sulle pendici occidentali del gruppo di Brenta, adagiato sul fondo di una radura delimitata dal fiume Tosa e dal monte Sabion. Le sue placide acque sono popolate dalla trota Iridea e dalla sanguinerola e riflettono l'intenso colore della folta foresta di abeti circostanti. Lungo le sue sponde si trova il bivio per il rifugio XII Apostoli.
Vista la stagione inoltrata, ovunque regnano una grande tranquillità e un assorto silenzio, solamente qua e là interrotti o dalle nostre chiacchiere o da rari cicloturisti anch'essi diretti verso il Passo con le proprie mountainbike.
Camminando lungo il sentiero, cerchiamo di adocchiare qualche fungo "porcino", ma il nostro impegno non viene premiato; così non ci rimane che cogliere ed assaggiare gli ultimi, squisiti lamponi della zona.
In circa due ore tocchiamo il Passo e scendiamo una cinquantina di metri dal lato opposto in direzione della baita.
Qui il signor Enrico è già davanti alla stufa alimentata con legna per preparare la polenta da consumare con crauti e salamella.
Dopo un quarto d'ora arrivano anche la figlia di Enrico e un suo amico studente di Carisolo con quattro splendidi porcini trovati in un rado bosco a poca distanza.
Il pranzo si svolge in allegria e tutti apprezzano l'operato del "cuoco".
Spreparata la tavola e lavate le stoviglie, rimane il tempo solo per alcune fotografie e per i saluti prima di intraprendere il sentiero di rientro.

N.B. Forse a qualche visitatore di queste pagine interesserà sapere se ho concluso la lettura del romanzo di Dostoevskij "Delitto e castigo". Ebbene, la risposta è positiva.
Che cosa ne penso? Lo ritengo un romanzo avvincente, con trama poliziesca sorprendentemente moderna, capace di affrontare anche tematiche sociali e politiche.
Il protagonista, Raskolnikov, abbandonati gli studi, vive a Pietroburgo in condizioni di estrema indigenza “ in una stanzuccia proprio sotto il tetto di un alto casamento a cinque piani” che somiglia a un armadio più che a un’abitazione.
Mortificato da questa situazione, dal pensiero di madre e sorella che si sacrificano per i suoi studi, ma soprattutto convinto della sua superiorità di uomo, uccide una vecchia usuraia e la sorella minore di lei che sfortunatamente è presente al momento del delitto.
In realtà per l’ex studente Raskolnikov, non si tratta neppure di delitto, per lo meno inizialmente. In fondo la storia è stata fatta da “uomini non comuni”, da uomini di valore che si contrappongono a tutti gli altri anonimi e “comuni”. Quelli di valore possono commettere ogni sorta di delitti e trasgredire la legge al contrario di quelli comuni che sono tenuti all’obbedienza e al rispetto delle regole.

Anche lui, con i soldi che sottrae all'usuraia, pensa di realizzare grandi progetti e risolvere i suoi e i problemi altrui. Anche lui crede di essere un superuomo, un Napoleone a cui è concesso di compiere azioni estreme.

Dopo il delitto, però, Raskolnikov comincia ad essere attanagliato dai sensi di colpa, dal rimorso, e, in preda alla febbre, è ossessionato da tremende allucinazioni. La disperazione e la paura prendono il sopravvento: quello che aveva creduto un gesto lecito, perfino nobile, si rivela in tutta la sua cruda verità di atto spregevole. La narrazione diventa così un viaggio nella coscienza dell’assassino evidenziandone gli aspetti contorti e perversi.
Dostoevskij scava nel labirinto della mente umana e ne esplora i meandri in maniera straordinaria.
Alla fine, grazie anche all'aiuto morale di Sonja (la ragazza che è stata spinta per fame dalla matrigna alla prostituzione), egli si consegnerà spontaneamente alla giustizia. Proprio per il fatto di essersi costituito, Raskolnikov non viene giustiziato, ma dovrà scontare una pena di otto anni in Siberia. Pagato il suo debito con la giustizia si rincontrerà con Sonja.


Nel romanzo sono presenti molte altre figure di diseredati e di peccatori, che lascio scoprire agli eventuali lettori del capolavoro della letteratura ottocentesca russa.

Puoi vedere l' album fotografico della escursione.

 

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